A Fabergé Egg Study
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Uno studio sulle uova Fabergé

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Quando l'artista Emi Avora si è imbattuta in un libro sontuosamente illustrato sulle uova di Pasqua imperiali di Peter Carl Fabergé, sapeva molto poco del famoso orafo e gioielliere della corte russa. Le uova l'hanno affascinata con la loro opulenza e quella che lei vedeva come la loro assurdità intrigante e bizzarra. Questi oggetti leggendari hanno scatenato la sua immaginazione: da un lato, è rimasta affascinata dalla complessità della loro elaborata, quasi eccessiva decorazione; e dall'altro, dalla semplicità e purezza della loro forma: l'uovo, iconico, emotivo, un simbolo universale di nuova vita, creatività e assoluta perfezione della natura. Questa dualità ha attratto Emi, una massimalista convinta, che prende in prestito immagini da riviste di lusso, film e architettura per creare composizioni bizzarre che si muovono tra passato e presente, reale e immaginario, confondendo tempo e luogo, prosperando nell'esagerazione e nella magnificenza. Mentre Emi leggeva di più su Fabergé e sulle uova di Pasqua imperiali, si sentiva attratta dal loro potere, dalla storia individuale dietro ogni creazione: i loro proprietari, le loro celebrazioni, i significati e i ricordi, le circostanze storiche in cui cambiavano proprietario nel corso dei decenni. Spiega: "Nei miei dipinti volevo che fungessero da portali verso un mondo fantasy ambiguo".

Fabergé creò 50 uova di Pasqua imperiali e molte altre per pochi eletti tra la sua clientela d'élite. Furono donate prima dallo zar Alessandro III a sua moglie, e poi da Nicola II a sua moglie, Alexandra, e a sua madre, ogni anno per celebrare la Pasqua. Ogni uovo era un tour de force di design e invenzione artistica, che ruotava attorno a concetti complessi per i quali Fabergé spesso attingeva ai legami familiari, agli eventi e alle celebrazioni dei Romanov. Ogni uovo conteneva una sorpresa nascosta, che andava da un rubino a forma di uovo, a un modello in miniatura della carrozza dell'incoronazione dei Romanov, a un cesto di esuberanti fiori primaverili che emergevano dalle profondità di un gelido uovo di cristallo di rocca invernale. Come ispirazione per il suo dipinto, Emi scelse l'uovo Art Nouveau "Mughetto" (l898), con il suo tripudio di gigli rampicanti con fiori di perle appoggiati su quattro gambe dorate che l'artista riteneva trasformassero l'oggetto in una creatura. Altre uova, come la "Memoria di Azov" (1891), esuberantemente rococò e chiamata così in onore di una famosa corazzata russa; la "Pansy" (1899), deliziosamente romantica, in stile Art Nouveau; e la "Pavone" (1908), il liscio cristallo di rocca che racchiude un pavone automatico smaltato, sono state scelte come base per una serie di schizzi a carboncino e matita. Le interpretazioni di Emi catturano il dinamismo di questi capolavori e l'inquieta immaginazione del loro geniale creatore.